Salute mentale e carcere: un nuovo provvedimento cautelare della Corte

Il 20 giugno 2023, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha emesso un provvedimento cautelare ai sensi dell’art. 39 del Regolamento in favore di un paziente psichiatrico attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Velletri, ordinando al Governo italiano di provvedere al suo immediato trasferimento presso una struttura idonea ad assicurargli la fruizione di un trattamento adeguato alla sua condizione psicopatologica.

Nel gennaio del 2023, il GIP presso il Tribunale di Roma, su parere degli psichiatri del carcere ove il ricorrente era all’epoca detenuto, aveva disposto il trasferimento di costui presso una articolazione per la tutela della salute mentale (“ATSM”). Tuttavia, nonostante i plurimi solleciti presentati dal difensore di fiducia del ricorrente, tale provvedimento è rimasto ineseguito per l’assenza di posti disponibili nelle ATSM. Nel mentre, il ricorrente è stato continuamente trasferito da un istituto penitenziario all’altro per ragioni di ordine e sicurezza. Gli psichiatri che lo hanno monitorato nel tempo hanno registrato un progressivo e netto deterioramento delle condizioni psicofisiche del ricorrente, il quale si è reso autore di gravissime condotte anticonservative, etero-aggressive e violente.

Nel giugno del 2023, il ricorrente si è rivolto alla Corte europea dei diritti dell’uomo, lamentando l’arbitrarietà della propria detenzione nel reparto comune di un istituto penitenziario ordinario e la mancata fruizione in carcere dei trattamenti richiesti dalla sua condizione psicopatologica. Tenuto conto della gravissima situazione, la Corte europea ha accolto la richiesta di misure cautelari presentata dal ricorrente dopo aver acquisito le osservazioni del Governo italiano.

Il provvedimento emesso dalla Corte europea è vincolante ed immediatamente esecutivo nei confronti dello Stato italiano, il quale è ora chiamato a darvi esecuzione nel più breve tempo possibile.

Rammarica rilevare che il ricorrente, portatore di gravi disturbi psicopatologici, si era già rivolto alla Corte nel marzo del 2022 per lamentare la mancata esecuzione di un precedente provvedimento applicativo della REMS. In ragione dell’assenza di posti disponibili presso tali strutture, egli era già stato a lungo illegittimamente detenuto dapprima in carcere e poi presso un SPDC.

Il caso in esame è dunque emblematico dell’esistenza di un problema strutturale dell’ordinamento italiano rappresentato dalla totale inadeguatezza dell’offerta medico-trattamentale riservata agli autori di reato affetti da psicopatologie.

Da un lato, i servizi psichiatrici intramurari sono del tutto carenti, soprattutto in termini di risorse disponibili, e non riescono a far fronte all’aumento esponenziale del disagio psichico nelle carceri italiane. Tale situazione si ripercuote negativamente non solo sugli autori di reato portatori di disturbi psicopatologici, ma sull’intera comunità penitenziaria. Ci si riferisce sia alla polizia penitenziaria, spesso chiamata a gestire situazioni complesse che richiedono competenze di natura medico specialistica, sia al resto della popolazione detenuta, che rischia di divenire vittima degli agiti scaturenti dalle manifestazioni del disagio psichico dei detenuti portatori di psicopatologie.

Dall’altro lato, anche l’offerta trattamentale extramuraria risulta completamente inadeguata. L’assenza di posti disponibili presso alcune delle strutture dedicate al trattamento di pazienti psichiatrici autori di reato è dunque solo uno dei profili in cui si articola un problema dalle sfaccettature ben più complesse la cui soluzione non può certo individuarsi nella mera creazione di “nuovi luoghi”, ma richiede sforzi trasversali e multilivello.

Per ulteriori informazioni, contattare lo Studio S&P all’indirizzo email: studio@saccuccipartners.com.

Foto di Andre da Pixabay

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